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domenica 3 ottobre 2010

Traduttore=Traditore

Propongo alcune considerazioni - che condivido completamente - della mia amica Emy Canale, pubblicate qualche giorno fa su Facebook:


"Ho deciso: chi è bilingue non può continuare a leggere libri inglesi tradotti in italiano. Soffre immensamente. Sono tradotti TROPPO male. Refusi à gogo, italiano incerto, pessima resa del registro linguistico, idioms fraintesi perché sconosciuti a chi traduce. Mondadori, Einaudi, Rizzoli, ma che orrori ci offrite! Basta. Mandate i vostri traduttori per qualche anno in Inghilterra".


Aggiungo: è sorprendente constatare tanta sciatteria nelle traduzioni, anche da parte di editori che non hanno certo problemi di contenimento all'osso dei costi. 
Quest'estate ho mandato in malora un romanzo di Faulkner, proprio perché ho intuito che il testo originale era stato stuprato da una traduzione pedestre.
Quello delle traduzioni sciatte è un tema che voglio approfondire. 
Pubblicare un libro tradotto con sciatteria è, almeno, un doppio insulto: nei confronti dell'autore e nei confronti del lettore.

3 commenti:

  1. Caro Giovanni, riporto qui ciò che ho scritto su Fb.
    Eccoti un esempietto gustoso (or ora non mi sovviene il titolo del libro, ma è un tascabile Mondadori, editore che si distingue per il basso livello delle traduzioni, e prima o poi te lo recupero).
    "She was all in the pink" tradotto con "Era... tutta nel rosa"."Nel rosa?" Che diavolo vuol dire in italiano?
    In inglese quest'espressione, molto comune anche nel parlato, significa "Era il ritratto della salute"!
    Un'espressione che, fra l'altro, pare non abbia nulla a che fare col colorito roseo di chi sta bene, ma si riferisca piuttosto all'antico significato di "pink", che è "apice, punta, acme".
    "In pink condition" significa ancora oggi "al massimo delle condizioni" (e non solo di salute: anche un'auto può esserlo!)."Pink" nel senso senso in cui lo usava il Bardo. Anzi, lui lo scriveva "pinke". Ma tutto questo il traduttore... non lo sa.

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  2. Sto rileggendo "Il giovane Holden" e, mi spiace dirlo, data la fama del libello, ma trovo la traduzione datata e insoddisfacente in molte scelte (ok, era il '61). La revisione editoriale di Einaudi, poi, in quel testo sembra del tutto assente. I refusi si sprecano.
    Si comincia con uno strafalcione proprio a pag, 2 nell'introduzione italiana (imperdonabile: cerchiamo di fare almeno una buona impressione iniziale!), dove si spiega l'origine del titolo, tratto da una poesia storpiata di Robert Burns.
    Leggendo del gergo del baseball, si trova "pichter" (lanciatore) anziché "pitcher (da"pitch", il campo di gioco).
    Nella stessa pagina, poi, si legge "whisky", grafia usata (per legge) solo per quello prodotto in Scozia, mentre quello prodotto fuori di quel paese è obbligatoriamente "whiskey". E qui di whiskey americano appunto si tratta.
    Si prosegue leggendo "valige" senza "i" sparso un po' per tutto il libro, insieme a molte altre nefandezze redazionali.
    La difficoltà di tradurre un testo dal registro linguistico così gergale non dovrebbe far dimenticare che anche un ottimo traduttore può tralasciare refusi che vanno corretti. Forse per timore di toccare un testo sacro, il redattore di quell'edizione di Einaudi, anziché fare il proprio lavoro, ha dormito della grossa. E dal '61 a oggi le cose sono solo peggiorate.

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  3. Emy cercati uno psichiatra

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