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domenica 29 aprile 2012

Carlo Mollino: professione architetto, vocazione Uomo del Rinascimento

Carlo Mollino: "In volo su New York" (frottage, circa 1940)
Uno spirito rinascimentale, quello di Carlo Mollino. Multiforme. Architetto, designer, arredatore, fotografo. E anche scrittore, scenografo, aviatore acrobatico (ebbe numerosi aerei e disegnò il logo dell’Aero Club di Torino), inventore, pilota automobilistico (progettò un innovativo “bisiluro” iscritto alla 24 Ore di Le Mans del 1955, se ne parla in questo video: http://www.televisionet.tv/it/science_it/la-bisiluro-torna-a-casa-un-sogno-aerodinamico-lungo-mezzo-secolo), professore universitario, maestro di sci, cultore dell’eros, seduttore e libertino impenitente. Un destino che Mollino sembrava portare scolpito sul volto, un volto dai tratti luciferini, grifagno e dagli occhi infossati e penetranti.
Carlo Mollino, classe 1905, scomparso nel 1973, rampollo della buona borghesia torinese, è stato un personaggio dai poliedrici talenti, un apprezzato professionista e allo stesso tempo 
un artista stravagante dai mille interessi 
e dalle innumerevoli risorse.
Carlo Mollino: sala da ballo Lutrario a Torino (1959)
Carlo Mollino: il Teatro Regio di Torino
Un mio amico, protagonista dell’architettura napoletana del Novecento e che ha avuto la fortuna di conoscerlo, ne ha sintetizzato così la figura: “Geniale architetto e progettista, grande femminiere”. Una sintesi efficace, ma che forse rende torto alla complessità del personaggio.
Gli edifici di cui fu autore non sono molti, quanto meno se usiamo il metro della iperproduttività di certi “archistar” contemporanei, e sono per lo più concentrati a Torino (il Teatro Regio, l’Auditorium Rai, il Palazzo degli Affari sede della Camera di Commercio, l’ormai smantellata Società Ippica).
Portano la sua firma anche diversi e strabilianti interni di ville e case cittadine ed è suo anche il progetto di un dancing (nel 1959 questo termine aveva ancora corso nel lessico comune): la fiabesca Sala Lutrario di Torino (qui in alto a destra).
Carlo Mollino: scrivania Cavour (1949)
Carlo Mollino al volante del suo "Bisiluro"















Il "Nube d'Argento" (1954)
Tornando per un attimo al campo dei motori, a Mollino si deve l'autobus "Nube d'Argento", che gli viene commissionato nel 1954 dall'Eni che vuole uno showroom viaggiante per l'Agipgas.
Negli anni Sessanta il "Nube d'Argento", opportunamente adattato, si trasforma in una prodigiosa vetrina per una mostra viaggiante di automodelli organizzata dalla rivista Quattroruotine.
La figura e l’opera di Mollino sono una recente riscoperta nell’ambito della cultura delle arti visive, ma le sue creazioni costituiscono un unicum da cui non può prescindere la storia dell’architettura italiana del XX secolo. Nemmeno quella del design sarebbe forse la stessa senza il suo contributo fuori dagli schemi, in cui arte e sapienza artigiana si fondevano, proprio secondo la tradizione delle “botteghe d’arte” rinascimentali. 
A testimoniare il furore creativo del Mollino designer restano numerosi progetti di opere, che ancora oggi Zanotta produce per un pubblico raffinato (e dalle cospicue risorse economiche).
Arrredi, quelli di Mollino, in cui il legno curvato e materiali innovativi per l’epoca (come le imbottiture in espanso) si univano a creare opere dai richiami sovente zoomorfi (il suo legno si fa spesso vertebre, ossa, scheletro d’ali), talvolta ginecomorfi, spesso ispirati dai suoi estetizzanti e non banali nudi fotografici.
E proprio i suoi nudi lo hanno forse fatto conoscere anche al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori. Foto di donne bellissime, talvolta sue amanti, ma spesso prostitute trasformate in semidee, trasfigurate in sculture di carne. Si parla spesso delle “Polaroid di Mollino” (circolano diverse monografie dedicate a questo particolare segmento della sua creatività), ma in realtà l’architetto torinese aveva iniziato usando tecniche tradizionali, magari realizzando raffinati frottage e avvalendosi di ritocchi all’anilina, che allora (in epoca pre-Photoshop) erano il sistema più diffuso per intervenire sull’immagine fotografica. La scoperta della pellicola a sviluppo istantaneo Polaroid (tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60) fa di Mollino uno dei pionieri in Italia di questa tecnica. Ci ha lasciato circa 1.300 foto Polaroid, meticolosamente archiviate.
I nudi di Mollino, come tutte le sue espressioni creative, nascono da lunghi studi: in un teatro di posa realizzato nella sua villa sulle colline torinesi il maestro sperimenta di continuo, spesso facendo indossare alle “sue” donne sofisticati monili, talvolta ambientando le foto utilizzando i suoi mobili o drappeggi di tessuti pregiati.
Mollino: un genio del Rinascimento nato e vissuto in pieno Ventesimo Secolo. Un personaggio forse ancora da scoprire appieno e la cui creatività rappresenta una sfida per chi voglia interpretarne i molteplici e spesso inquietanti rimandi. (a seguire, una selezione di nudi realizzati da Carlo Mollino)
Carlo Mollino (circa 1940)




Carlo Mollino nell'atelier fotografico della sua villa sulle colline torinesi (circa 1960)



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